http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-4341_it.htm
Today, the European Commission has launched an infringement procedure by sending a Letter of Formal Notice to Poland regarding the Polish law on the Supreme Court.
On 3 July, 27 out of 72 Supreme Court judges face the risk of being forced to retire – more than one in every three judges – due to the fact that the new Polish law on the Supreme Court lowers the retirement age of Supreme Court judges from 70 to 65. This measure also applies to the First President of the Supreme Court, whose 6-year mandate would be prematurely terminated. According to the law, current judges are given the possibility to declare their will to have their mandate prolonged by the President of the Republic, which can be granted for a period of three years and renewed once. There are no criteria established for the President’s decision and there is no possibility for a judicial review of this decision.
The Commission is of the opinion that these measures undermine the principle of judicial independence, including the irremovability of judges, and thereby Poland fails to fulfil its obligations under Article 19(1) of the Treaty on European Union read in connection with Article 47 of the Charter of Fundamental Rights of the European Union.
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La Commissione ha avviato in data odierna un procedimento d’infrazione nei confronti della Polonia inviandole una lettera di costituzione in mora per la legge sulla Corte suprema.
Poiché la nuova legge polacca abbassa da 70 a 65 anni l’età pensionabile obbligatoria per i giudici della Corte suprema, il 3 luglio 27 dei 72 giudici – più di uno su tre – rischiano di essere collocati in pensione d’ufficio. La misura si applica anche al primo presidente della Corte suprema, che vedrebbe terminare in anticipo il suo mandato sessennale. La legge consente agli attuali giudici di chiedere una proroga del mandato attivo al presidente della Repubblica, che può concederlo per un triennio, rinnovabile una sola volta. La decisione del presidente non è subordinata ad alcun criterio e contro di essa non è ammesso ricorso per via giudiziaria.
La Commissione ritiene che queste misure ledano il principio di indipendenza della magistratura, in particolare nell’aspetto dell’inamovibilità dei giudici, e che la Polonia venga quindi meno agli obblighi assunti con l’articolo 19, paragrafo 1, del trattato sull’Unione europea (TUE) in combinato disposto con l’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
La Commissione ha già affrontato il tema della legge sulla Corte suprema nel dialogo sullo Stato di diritto tenuto con le autorità polacche, ma senza ottenere risultati soddisfacenti: nonostante le affermazioni delle autorità polacche, la Commissione non ritiene che la consultazione del Consiglio nazionale della magistratura introdotta nel processo rappresenti effettivamente una garanzia, perché i criteri alla base sono vaghi e il parere del Consiglio non è vincolante. Per effetto della riforma dell’8 dicembre 2017, inoltre, i giudici membri del Consiglio nazionale della magistratura sono ormai nominati dal parlamento polacco, in una procedura che non soddisfa i criteri europei d’indipendenza della magistratura.
Dato lo stallo del dialogo sullo Stato di diritto e l’imminenza dell’applicazione del nuovo regime di pensionamento ai giudici della Corte suprema, la Commissione ha deciso di avviare con urgenza un procedimento d’infrazione. Il governo polacco disporrà di un mese di tempo per rispondere alla lettera di costituzione in mora. La Commissione è peraltro pronta a continuare con la Polonia il dialogo sullo Stato di diritto in corso, che a suo giudizio resta la sede privilegiata per risolvere la questione della minaccia sistematica che incombe sullo Stato di diritto nel paese.